Per gentile concessione dell'Italian Boxer Club
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R: Fin qui diciamo che è scaduto. Ma purtroppo c'è di peggio. E' diffusa - e questo vale per più razze - la pratica di importare cuccioli dall'Europa dell'est, che vengono venduti nei negozi di pet o per mediazione di veterinari senza scrupoli, ma anche, il che è peggio, proposti come se provenissero dai nostri allevamenti.
D: Come è possibile?
R: I cuccioli vengono registrati come nati in Italia. Questi cani fanno esposizioni dove magari ottengono dei titoli e sono usati come riproduttori, per cui ci troviamo in circolazione degli esemplari la cui linea di sangue non è quella attestata dal pedigree, ma è del tutto falsa e questo compromette la selezione condotta in modo serio.
D: Ma non esistono controlli?
R: In realtà l'ENCI il cui compito primario dovrebbe proprio essere quello di certificare le origini di ogni cane iscritto all'albo genealogico è perfettamente a conoscenza di questo squallido traffico e gli allevatori coinvolti non sono - permettetemi - solo dei "cagnari", ma spesso allevatori con affisso. Tutto questo viene tollerato perché "regolarizzare" un cane di importazione costa un contributo - incassato dall'Enci - di 150 euro, mentre iscrivere un cucciolo nato in Italia circa 15 euro: è chiaro che ci sono in campo forti interessi economici. In questo modo però si penalizza chi in Italia lavora in modo onesto e con autenticità, a vantaggio di chi immette sul mercato soggetti, che provengono chissà da dove e inquinano le nostre linee di sangue riportando indietro il lavoro di tanti anni.
D: E i club di razza come si comportano: ignorano o sono a conoscenza?
R: Nei club di razza ci sono spesso personaggi, il cui primo obiettivo è mantenere la poltrona conquistata e questo riesce solo se non si pestano troppi calli. Come ho detto sopra chi si serve di questi espedienti non è solo il piccolo allevatore di turno. Ci sono anche grossi nomi della cinofilia, che hanno forza e potere sufficienti per usare i consigli direttivi dei club a proprio vantaggio.
D: Che cosa possiamo dire dei giudici di gara?
R: I nostri giudici, parlo in particolare del mondo boxeristico, sono quasi tutti affetti da inguaribile provincialismo. Operano in ristretti circoli, composti dai soliti noti, con una metodologia che potremmo definire "uno scambio alla pari": tu fai un favore a me e io lo faccio a te. Difficilmente fanno corsi di aggiornamento, quasi mai frequentano i ring internazionali e in particolare i ring tedeschi: non dimentichiamoci che la patria della nostra razza è
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Stefano Bartolini, Presidente Italian Boxer Club
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